Perché non arrendersi mai nonostante tutto
Oggi voglio parlarti del perché non arrendersi mai è davvero importante. Non è per niente facile, la vita mette a dura prova, ma perseverare porta a risultati.
Se mi conosci e mi segui da un po’ forse lo saprai già, ma voglio raccontare lo stesso questi episodi che mi sono accaduti realmente, proprio per far capire come possano andare le cose e cosa si prova lungo il cammino.
La prima orribile volta
Scrivere è sempre stata la mia passione, e il mio sogno. Questo però non significa che fosse facile. Scrivo da quando avevo dieci anni, ma ormai è storia. Saltiamo alcuni decenni e arriviamo a quando la prima agente letteraria con cui ebbi a che fare mi disse che il romance in Italia era morto e che dovevo scrivere “del mistero”.
Io che non ho mai avuto problemi a spaziare da un genere all’altro, scrissi un racconto che amo ancora oggi, un racconto del mistero molto particolare (puoi ascoltarlo qui se ti fa piacere). A quei tempi pensavo che partecipando ai concorsi avrei potuto ottenere qualcosa di buono così lo inviai a qualche concorso nazionale.
In pratica non piacque a NESSUNO. Fu molto avvilente e devo ammettere che ci rimasi anche molto male. Com’era possibile? Non era quello che le persone volevano? Fu un fallimento su tutta la linea e le mie certezze… sai dove finirono? Sotto le suole delle scarpe.
Poi in uno sprazzo di vitalità, ma eravamo proprio agli sgoccioli, inviai quello stesso racconto che era stato bocciato a tutti i concorsi, ad un editore. Ti parlo di un grande editore italiano che pubblicava una rivista settimanale che aveva 250.000 lettrici a numero (un milione e mezzo a copia ai tempi d’oro).
Dieci giorni dopo il racconto era stato venduto per quelle che allora (ti parlo di venti anni fa, quando una busta paga di un dipendente era di circa novecentomila lire) a poco meno di un quarto di uno stipendio! Ricordo che balbettai al telefono tanto non ci credevo.
Ebbi la mia piccola rivincita. Non so da allora quante centinaia di racconti del mistero ho venduto e mi chiedo quanti di quelli che hanno bocciato quel racconto abbiano poi pubblicato.
Da quando ho iniziato a pubblicare non ho mai più partecipato a concorsi. Mi ero fatta l’idea che non servivano a niente, o almeno non a me. Non ne ho mai vinto uno. Poi per qualche assurda deviazione mentale un paio di anni fa ci ho riprovato. Con un romanzo.
Vi lascio immaginare. Mi piacerebbe riportarvi i commenti dei valutatori. Erano passati quindici anni da quando avevo pubblicato il mio primo racconto. Nel mezzo avevo venduto e pubblicato ben oltre un migliaio di racconti e una ventina di romanzi brevi (con editori di riviste) oltre alcuni romanzi in self publishing.
In questo concorso i valutatori erano altri scrittori che, come me, partecipavano. Uno scrittore, o scrittrice ha persino valutato il mio romanzo dicendo che “si vedeva che era la prima opera di qualcuno che era indubbiamente alle prime armi“.
Devo confessare che anche quella volta ci rimasi parecchio male. Avrei voluto chiedere a quell’autore quanto lui, o lei, avesse esattamente pubblicato (se era tanto esperto e aveva pubblicato tanto perché partecipava ad un concorso?).
Inutile dire che mi diedi della sciocca per aver partecipato. Cosa ci avevo guadagnato? Non era forse meglio trovare la propria strada da soli? Come avevo sempre fatto? Per fortuna a farmi sentire meglio c’era una mia carissima amica, famosa scrittrice, che in passato è stata anche editor di diverse affermate case editrici, che lo aveva letto e trovato bello.
Perché non arrendersi mai nonostante tutto
La vita è dura e molte persone sembrano essersi specializzate nel renderla ancora più dura. Perché alla fine quel romanzo ha visto la luce con un vero editore, che non solo l’ha pubblicato, ma me l’ha pagato molto bene.
Un giorno sono andata a fare la spesa al supermercato e l’ho visto sullo scaffale, insieme ad altre riviste e mi si è aperto il cuore.
“Noi artisti siamo spesso fragili. Quando denigrano le nostre opere di sentiamo feriti nel profondo”.
Ma non perché siamo pieni di noi e pensiamo che non si possa fare di meglio, ma perché abbiamo dato il nostro meglio. Forse non è abbastanza, ma denigrare è davvero una brutta cosa.
Personalmente credo che chi denigra pesantemente il lavoro altrui sia in una condizione mentale e spirituale peggiore degli altri perché per sentirsi sicuro deve sminuire, deve svalutare. Ed è un vero peccato, perché quella non è la strada per vincere.
È solo la strada del rancore, dell’invidia. Se un’opera è bella è bella. Punto. Se molti sono più bravi di noi bisogna ammetterlo serenamente e trovare il modo di migliorare. Ma se è vero che c’è chi è meglio di noi è vero anche che c’è chi è peggio. Ogni cosa nella vita è posizionato su una scala graduale.
Detto questo cosa mi rimane da dirti?
Non arrenderti mai. Stai lontano da chi ti dice “che è brutto” o che “si vede che è scritto da un principiante”, al contrario invece accetta le critiche costruttive che ti possono aiutare a migliorare.
Ma, lo ripeto, non arrenderti mai.
Che tu sia uno scrittore, o una scrittrice, una blogger a cui non se ne infila una… NON ARRENDERTI MAI perché la perseveranza porta sempre a qualcosa. Per qualcuno ci vuole più tempo, per altri meno, ma è la perseveranza che avvicina ai sogni.
Anche se è vero che devi trovare la strada giusta. Sul cammino ci sono tanti incroci e un bivio dopo l’altro. Bisogna fare delle scelte. Le devi fare tu. Ma non arrenderti, vai sempre oltre. Prendi una decisione, la migliore che puoi, e vai avanti.
Spero di esserti stata utile in qualche modo e se hai bisogno di qualcosa, scrivimi. Non ho la bacchetta magica (altrimenti l’avrei utilizzata anche per me in passato), ma dopo venti anni nel campo della scrittura qualcosa ho imparato.
Intanto in bocca al lupo per tutto e se ti senti più fortunata di me qui ==> trovi i migliori concorsi a cui partecipare.
con affetto
Mary
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